
In questo articolo parleremo della scelta del modello di sneaker eco friendly e del perché questa sia davvero importante. Del resto, quanto impatta la produzione delle tue sneaker sul pianeta? E come fare una scelta che non sia solo di stile?
Un paio di sneaker medio infatti può emettere nell’arco di vita tra 12 e 26 kg di CO, con punte superiori a seconda di materiali e processi. Gli studi sulle scarpe da running indicano circa 14 kg CO₂per paio; analisi più ampie su migliaia di modelli stimano medie nell’ordine di 25,7 kg CO₂per le sole sneaker.
Le stime variano ampiamente a seconda del modello, dalle analisi su larga scala alle misurazioni aziendali specifiche
Scegliere una sneaker eco-friendly significa guardare oltre l’estetica e valutare l’origine, la composizione e il fine vita dei materiali. In questo articolo esamineremo quindi le principali soluzioni adottate oggi.
La plastica riciclata più comune nelle sneaker è il PET post-consumo, cioè bottiglie e flaconi trasformati in filati tecnici. Il vantaggio è duplice: si riduce la domanda di polimeri vergini e si dà nuova vita a rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica o in mare.
Cosa controllare in etichetta: la percentuale reale di contenuto riciclato (meglio se superiore al 50% sulla tomaia), la tipologia di riciclo (post-consumo è preferibile al pre-consumo) e la presenza di certificazioni di tracciabilità. Attenzione però alle microfibre: i tessuti in R-PET possono rilasciarne durante i lavaggi. Anche in ottica della sostenibilità ambientale quindi il consiglio migliore è quello di pulire le scarpe a mano e in modo delicato per ridurre la dispersione.
Un’altra alternativa è l’uso di bioplastiche derivate da biomasse vegetali, come il Pebax Rnew ottenuto dall’olio di ricino. Si tratta di materiali che sostituiscono parzialmente i combustibili fossili e garantiscono buone prestazioni meccaniche e resistenza nel tempo.
È importante però verificare la quota realmente bio-based evale anche la pena ricordare che bio-based non significa automaticamente biodegradabile: la maggior parte di queste plastiche è progettata per durare, non per decomporsi.
Le schiume miste EVA e alga sostituiscono una parte del polimero fossile con biomassa raccolta in bacini dove le alghe crescono in eccesso. In questo modo si riduce l’impatto della suola e, allo stesso tempo, si contribuisce alla bonifica di ecosistemi acquatici.
Conta soprattutto sapere la percentuale di biomassa presente nella miscela, i dati sulla riduzione delle emissioni rispetto all’EVA standard e i test di durabilità, così da capire la reale vita utile del prodotto.
La gomma naturale può rappresentare una valida alternativa alla gomma sintetica, ma solo se proviene da filiere monitorate. Alcuni progetti premiano i raccoglitori di lattice amazzonico, garantendo loro un prezzo equo e certificando l’origine del materiale.
La tracciabilità in questo caso aiuta a contrastare la deforestazione e porta benefici ambientali e sociali. Verifica sempre la presenza di schemi di certificazione, l’assenza di pratiche dannose e, se possibile, la percentuale di contenuto riciclato.
Le certificazioni ambientali sono fondamentali per distinguere una sneaker davvero eco-friendly da una che si limita a slogan di marketing.
Di seguito, le più rilevanti:
Questa certificazione verifica il contenuto riciclato, la tracciabilità dei materiali e il rispetto di criteri ambientali e sociali. Vale la pena controllare la percentuale effettiva di riciclato, l’ente verificatore e l’estensione della certificazione lungo tutta la filiera.
Si applica al settore conciario e valuta parametri come consumi idrici, gestione dei prodotti chimici e smaltimento dei rifiuti. Le concerie ottengono un rating (Gold, Silver, Bronze) in base alle loro prestazioni ambientali. È utile verificare quali fornitori sono coinvolti e con che punteggio.
L’etichetta FSC (Forest Stewardship Council) assicura che la gomma naturale provenga da foreste gestite in modo responsabile e che la catena di custodia sia tracciata. Le etichette possono essere di diverso tipo (100%, Mix, Recycled) e vanno lette con attenzione.
Questo standard garantisce che i tessuti e gli accessori non contengano sostanze nocive oltre soglie molto restrittive. Esistono diverse classi di certificazione: ad esempio, la Classe I è la più severa e riguarda i prodotti per bambini. È importante verificare la validità del certificato e a quali componenti della scarpa si applica (tomaia, fodera, lacci, ecc.).
Diffida di claim vaghi tipo “eco” senza numeri, percentuali di riciclo non contestualizzate e di etichette proprietarie non verificate da terze parti. Chiedi sempre: c’è un’analisi LCA pubblica? Ci sono certificazioni riconosciute? Solo la trasparenza e i dati verificabili possono distinguere una sneaker realmente eco-friendly da una che si limita a cavalcare la moda del green.
Alcuni brand pubblicano la carbon label per modello, con valori medi per paio anche inferiori a 6 kg CO₂e grazie a materiali e energie rinnovabili.
Preferisci tessuti riciclati tracciati, bio-based credibili (es. olio di ricino), gomme certificate FSC e schiume con studi di impatto pubblici.
Cerca rapporti sui fornitori, audit LWG per il cuoio, politiche chimiche e test OEKO-TEX.
Nearshoring, imballaggi ridotti e programmi di riciclo contano tanto quanto i materiali.
Linee in plastica riciclata da raccolta marina, tomaî bio-based e suole con contenuti rinnovabili sono sempre più diffuse tra i marchi eco-consapevoli.
Una sneaker eco-friendly diventa ancora più sostenibile se dura più a lungo. Per la pulizia ordinaria, scegli una schiuma senza risciacquo come Sneaker Care Cleaning Foam: specifica per tutti i colori e materiali, rimuove lo sporco tenace e riduce la necessità di lavaggi energivori.
In viaggio o fuori casa, usa le Sneaker Care Cleaning Wipes per intervenire subito sulle macchie e prevenire ingiallimenti.
Con queste informazioni, riconoscere una sneaker davvero eco-friendly smette di essere un miraggio e diventa una scelta consapevole. E con una routine di cura intelligente firmata Sneaker Care, quella scelta dura di più e vale anche di più: sia per noi stessi che per il pianeta.
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